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L’imprescindibilità della Filosofia

Una delle più appassionanti sfide accettate dalla filosofia di questo secolo è stata il tentativo di ridefinire il suo ruolo nella struttura dell’essere e dell’esistenza. L’eterna lottadell’essere contro il nulla, del bene contro il male, di Dio contro Satana è stata ricompresa in termini esistenzialistici, in una prospettiva privilegiata ossia un’ottica ermeneutica, la sola in grado di offrire un’esigenza di confronto e dialogo sentita ormai come imprescindibile.

Il metodo ermeneutico del continuo colloquio con l’altro rappresenta la strada maestra di un filosofare che non si lascia mai imbrigliare in griglie concettuali rigide.
La libertà del filosofare significa essenzialmente rifiutare di riconoscersi in un clichè, non accontentarsi di rimanere chiusi nei propri schemi, legati a un modello precostituito. Questa concezione, derivante dall’esigenza di non limitare mai la meditazione entro confini prestabiliti, contribuisce a rendere omogeneo e unitario il pensiero e a conferirgli un carattere onnicomprensivo.
E’ la ricerca di una simile prospettiva che ha portato la filosofia ad inserirsi in un particolare ambito affrontando temi radicali, da etico esistenziali fino a fronteggiare l’esperienza del potere nullificante del male radicale, del tormentum mortis, e del dolore ad esso connesso.

Nell’opinione comune la parola filosofia richiama ad un qualcosa di lontano dall’esperienza vissuta, ad un qualcosa di astratto, ma come affermava Platone “non si può essere uomini senza essere in qualche modo anche filosofi”. La vita stessa porta l’uomo a filosofare, ad interrogarsi, a problematizzarsi sul senso di ciò che lo circonda.
Infatti, l’etimologia della parola filosofia, che letteralmente significa Amore (Philia) del sapere (Sophia) indica proprio questa ricerca del sapere e del suo interrogarsi alla ricerca di uno spazio vitale.

Dunque, non dobbiamo pensare che la filosofia nasca armata come Minerva dalla testa di Giove, essa affonda le sue radici nel mito e successivamente si sviluppa in una relazione con altre discipline, definendosi rispetto ad esse. L’oggetto della filosofia è proprio il suo continuo, incessante interrogarsi sull’ esistente sul trascendente, mettendo e rimettendo radicalmente in discussione il suo punto d’arrivo. Questo nostro tempo caratterizzato da eventi catastrofici ci richiama proprio all’importanza di possedere uno spirito critico, capace di interrogarsi ma anche di porsi all’ascolto dell’altro, in una forma dialogica, la sola in grado di evitare i pre-giudizi e i pre-concetti.

Da qui nasce l’importanza del linguaggio, che diviene, “la casa dell’essere”, per dirla secondo Martin Heidegger, prima grande figura dell’esistenzialismo contemporaneo. Il linguaggio non è dunque mero termine di una comunicazione linguistica, bensì è un orizzonte che rende possibile proprio l’incontro di posizioni diverse e consente il riconoscimento dell’alterità. Il linguaggio diviene così il luogo di apertura al mondo, o meglio dove il mondo stesso si rivela storicamente all’uomo.

Dunque, la filosofia si presenta come una sorta di colloquio infinito, costituito da un porsi di incessanti interrogativi, risposte e ulteriori interrogativi. In questo senso essa contribuisce a formare una forma mentis empatica e aperta all’ascolto dell’altro, in grado non solo di ascoltarne le ragioni, ma anche di mettere in pratica una cultura del rispetto reciproco.

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Una risposta

  1. Oltre alla cultura del rispetto mi piace pensare alla cultura della”sussidiarietà “ che non è solo solidarietà!… importante il linguaggio perché la parola crea!…

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